CCNL Calzature Industria: al via le trattative per il rinnovo contrattuale

L’incontro ha ribadito quanto anticipato nella piattaforma su retribuzioni, welfare e inquadramento dei lavoratori

Le OO.SS. Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil hanno reso noto l’avvio della trattativa per il rinnovo del CCNL Calzature, scaduto il 31 dicembre scorso. Il contratto riguarda circa 75mila lavoratori che operano in 4.000 imprese. Le Sigle, congiuntamente con Assocalzaturifici, hanno esposto le richieste contenute nella piattaforma sindacale, mettendo in evidenza i temi chiave, quali: inquadramento dei lavoratori, retribuzioni, welfare, conciliazione tempi vita-lavoro, senza dimenticare la formazione. 
Per quanto concerne l’aspetto retributivo, tra le richieste dei sindacati in piattaforma si era parlato di un aumento salariale di 260,00 euro al 3°livello, incremento dell’elemento di garanzia retributiva e riduzione dell’orario di lavoro. Nel corso della riunione, sono state sottolineate anche le tematiche riguardanti la violenza di genere e le pari opportunità. A tal proposito si è condivisa la volontà di attivare strumenti e percorsi che hanno come obiettivo quello di superare le disparità, al fine di eliminare qualsivoglia discriminazione o violenza.
A conclusione dell’incontro, le Parti hanno individuato le prossime date per calendarizzazione delle riunioni future.

Trattamento IVA delle operazioni di assegnazione di alloggi ai soci di cooperativa edilizia

In merito all’operazione di assegnazione di alloggi ai soci di una cooperativa edilizia, l’Agenzia delle entrate ha chiarito i dubbi dell’interpellante sulla possibilità di compensare il credito IVA con altri debiti di natura tributaria e sul corretto trattamento fiscale delle somme versate dai soci a remunerazione del mutuo contratto dalla Società (Agenzia delle entrate, risposta 13 marzo 2024, n. 70).

L’Agenzia delle entrate analizza il caso di una cooperativa edilizia avente ad oggetto la costruzione, senza fine di lucro, di case popolari ed economiche a proprietà divisa da assegnare in proprietà ai soci, o da assegnare in locazione agevolata, nonché a proprietà indivisa da assegnare in godimento ai soci.

 

Le cooperative edilizie a proprietà indivisa realizzano gli alloggi da affidare in godimento ai propri soci. La proprietà dell’immobile resta in capo alla cooperativa, che ne assicura la manutenzione e la gestione. Il socio utilizzatore corrisponde un canone per l’uso dell’alloggio, esercitando su di esso un diritto reale di godimento che nasce dal contratto societario.

Le cooperative edilizie a proprietà divisa o individuale hanno lo scopo di realizzare gli alloggi da assegnare in proprietà ai propri soci. Una volta ultimato l’immobile si procede al frazionamento del mutuo, all’assegnazione in via definitiva a mezzo rogito notarile e, se la cooperativa non intende varare nuovi programmi edilizi, allo scioglimento volontario della stessa.

Ai fini IVA, l’Agenzia ricorda che:

  • nelle cooperative a proprietà indivisa sono soggette al regime di imponibilità ad IVA le assegnazioni in godimento di case di abitazione ai propri soci. La relativa base imponibile è data ovviamente dall’ammontare dei canoni di godimento e l’imposta è esigile all’atto del pagamento dei canoni periodici;

  • nelle cooperative a proprietà divisa le assegnazioni degli alloggi ai propri soci rilevano come cessioni di beni e scontano lo stesso regime delle cessioni di abitazioni da parte di imprese costruttrici.

Sebbene la società affermi di essere una cooperativa a proprietà indivisa, non ha mai chiesto ai propri soci un canone di godimento a fronte dell’assegnazione a loro favore dell’alloggio. Tale mancata previsione determina l’impossibilità di ravvisare in capo all’istante il ricorrere della soggettività passiva IVA, che a sua volta è il presupposto per l’esercizio del diritto alla detrazione ai sensi degli articoli 19 e seguenti del Decreto IVA.

La preclusione del diritto alla detrazione fa, dunque, venir meno la possibilità per la cooperativa di vantare un credito IVA da poter utilizzare in compensazione e/o da chiedere a rimborso.

 

In merito, poi, alle somme versate dai soci a remunerazione del mutuo contratto dalla società, l’Agenzia afferma che la prospettata natura di conferimento non collima con le relative modalità di contabilizzazione adottate dall’istante, che afferma di averli rilevati tra le passività dello stato patrimoniale in quanto considerati quali finanziamenti dei soci. Ciò denota che sono debiti contratti dalla cooperativa nei confronti dei propri soci e che ora intende estinguere in natura, ossia cedendo gli alloggi ai soci in proprietà esclusiva e definitiva.

Secondo il parere dell’Agenzia, l’istante agisce come cooperativa edilizia a proprietà divisa, circostanza che gli fa assumere la veste di soggetto passivo IVA.

All’atto della stipula del rogito notarile, si realizzano tutti i presupposti per la rilevanza ai fini IVA dell’operazione, il cui corrispettivo unitario, cioè quello relativo al singolo alloggio ceduto in proprietà definitiva ed esclusiva al socio, è dato dalla somma dei versamenti semestrali da quest’ultimo effettuati nel corso degli anni.

In merito al regime IVA applicabile, dunque, tali assegnazioni rilevano come cessioni di beni e scontano lo stesso regime delle cessioni di abitazioni da parte di imprese costruttrici.

CIPL Edilizia Industria Pordenone: definito l’EVR 2024



Definiti gli indicatori per l’Elemento variabile della retribuzione 2024


L’Ance Alto Adriatico, Fillea-Cgil, Ficla-Cisl e Feneal-Uil di Pordenone si sono riunite per determinare gli indicatori relativi all’EVR 2024 provinciale, come si evince dal verbale di accordo dell’8 marzo 2024. Le Parti sociali hanno preso atto che il numero dei parametri che presentano una variazione pari o positiva per la determinazione dell’Elemento variabile della retribuzione sono quattro; e che, ai sensi del comma 9 degli art. 19 e 20 del CIPL del 13 settembre 2022, essendo stata raggiunta una variazione pari o positiva per tutti gli indicatori/parametri considerati, l’EVR per il 2024 è fissato nella misura del 4% dei minimi tabellari in vigore alla data del 1° luglio 2018. 




















































Verifica andamento indicatori/parametri con riferimento ai dati dell’ultimo anno disponibile
Verifica 2023 per EVR erogabile nel corso del 2024
  Peso ponderale Triennio di riferimento Confronto tra le medie dei trienni Segno dell’indicatore ai fini del calcolo dell’EVR
Numero lavoratori iscritti in CE 25,00 2020-2021-2022

VS

4.027  positivo
2019-2020-2021 3.606
Monte salari denunciato in CE 25,00 2020-2021-2022

VS

32.602.578 positivo
2019-2020-2021 30.534.372
Ore denunciate in CE 25,00 2020-2021-2022

VS

2.949.015 positivo
2019-2020-2021 2.800.505
Ore complessive di CIG 25,00 2020-2021-2022

VS

271.980 positivo
2019-2020-2021 295.411
Esito verifica   EVR erogabile nella misura del 100% della misura piena 4%

Permesso unico di soggiorno e lavoro: le disposizioni europee

Strasburgo ha approvato norme che impongono una decisione sulle domande entro un termine massimo di 90 giorni (Parlamento europeo, comunicato 14 marzo 2024).

Il Parlamento europeo ha approvato il 14 marzo 2024 norme più puntuali per i permessi combinati di lavoro e di soggiorno per i cittadini di paesi terzi. In particolare: 

– la decisione sulle domande dovrà essere presa entro un termine massimo di 90 giorni;

– il titolare del permesso potrà presentare domanda all’interno del territorio dell’UE e cambiare datore di lavoro;

– la disoccupazione senza revoca di permesso sarà possibile fino a 6 mesi.

Il permesso unico

In sostanza, l’aggiornamento della direttiva sul permesso unico, adottata nel 2011, che ha istituito una procedura amministrativa unica per il rilascio di un permesso ai cittadini di paesi terzi che desiderano vivere e lavorare in un paese dell’UE, creando un contesto comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi, è stato adottato con 465 voti favorevoli, 122 contrari e 27 astensioni.

Il Parlamento ha fissato un limite di 90 giorni per una decisione sulle domande di permesso unico, rispetto agli attuali 4 mesi. Le procedure su fascicoli particolarmente complessi potrebbero ottenere un’estensione di 30 giorni, e il tempo per consegnare un visto, se necessario, non è incluso. Le nuove norme introdurranno anche la possibilità, per il titolare di un permesso di soggiorno valido, di richiedere un permesso unico anche all’interno del territorio, in modo che una persona che risiede legalmente nell’UE possa chiedere di cambiare il proprio status giuridico senza dover tornare nel proprio paese di origine.

Il cambio di datore di lavoro

Grazie alle nuove norme, i titolari di un permesso unico avranno il diritto di cambiare datore di lavoro, occupazione e settore lavorativo. Durante i negoziati, i deputati hanno assicurato che sarà sufficiente una semplice notifica da parte del nuovo datore di lavoro. Le autorità nazionali avranno 45 giorni di tempo per opporsi alla modifica della condizione lavorativa. I deputati hanno inoltre limitato le condizioni in base alle quali tale autorizzazione può essere soggetta a test del mercato del lavoro.

Gli Stati membri avranno la possibilità di richiedere un periodo iniziale fino a 6 mesi durante il quale non sarà possibile un cambio di datore di lavoro. Tuttavia, un cambiamento durante tale periodo sarebbe comunque possibile nel caso in cui il datore di lavoro violi gravemente il contratto di lavoro, ad esempio imponendo condizioni di lavoro basate sullo sfruttamento.

La disoccupazione

Nel caso in cui un titolare di un permesso unico rimanga disoccupato, avrà fino a 3 mesi — o 6 se ha avuto il permesso per più di 2 anni — per trovare un altro posto di lavoro prima che il permesso venga ritirato, rispetto ai 2 mesi secondo le norme vigenti. Gli Stati membri dell’UE potranno scegliere di offrire periodi più lunghi. Se un lavoratore ha è stato soggetto a condizioni lavorative di sfruttamento, gli Stati membri prorogheranno di 3 mesi il periodo di disoccupazione durante il quale il permesso unico rimane valido. Se un titolare di un permesso unico è disoccupato per più di 3 mesi, gli Stati membri potranno chiedere al titolare di dimostrare di disporre di risorse sufficienti per sostenersi senza ricorrere al sistema di assistenza sociale.

Le nuove norme dovranno ora essere formalmente approvate dal Consiglio. Gli Stati membri avranno 2 anni dopo l’entrata in vigore della direttiva per introdurre le modifiche nelle rispettive legislazioni nazionali. Questa legislazione non si applicherà in Danimarca e Irlanda.

CCNL Restauro Beni Culturali: siglato il contratto

Previsti aumenti retributivi e l’ampliamento delle tutele dal punto di vista formativo e sanitario

Il 6 marzo 2024 è stato sottoscritto tra l’Ari – Associazione Restauratori d’Italia, la Confederazione Italiana del Terziario, dei Servizi, della Piccola Impresa Industriale, Commerciale, Artigiana, Agricola, del Mondo Professionale, delle Libere Professioni e del lavoro autonomo in generale, e la Federazione Nazionale Ugl Costruzioni, assistita dall’Unione Generale del Lavoro, con l’assistenza tecnica di Anci – Associazione Nazionale dei Consulenti del lavoro, il rinnovo del contratto per i dipendenti delle imprese di restauro, valido fino al 5 marzo 2027
Il campo di applicazione del contratto è strettamente connesso con l’attività di restauro specialistico ed in conformità a quanto previsto dal nuovo Codice dei contratti garantisce ai propri dipendenti equivalenza di tutele rispetto ad altri contratti di categoria. 
Nel nuovo contratto sono previsti aumenti retributivi, nonchè l’ampliamento delle tutele in materia di previdenza sanitaria e di formazione. Grazie al fondo paritetico nazionale FondItalia, è garantita l’opportunità di una formazione continua, basilare per la salvaguardia e la valorizzazione delle competenze. Attraverso l’attività dell’Ente Bilaterale vengono invece assicurate ai lavoratori le tutele economiche e normative attinenti la salute e la sicurezza sul lavoro.
Con il rinnovo contrattuale in questione, affermano le OO.SS., viene ulteriormente rafforzata e perfezionata l’autonomia delle imprese e dei professionisti che operano nel settore.